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Spettacolo selezionato nel progetto Cantiere 2019 del Festival Incanti di Torino

C’è una piccola casa in mezzo ad un grande bosco: in quella casetta vecchia e sgangherata si sono appena trasferiti la mamma, il papà e la piccola Jolie.

Jolie è una bambina con una fervida immaginazione che la porta ad inventare milioni di storie. È curiosa, coraggiosa, intraprendente, le piacciono le stelle, il suo orso di pezza Boh e le cose che fanno un po’ paura.

I suoi genitori sono eccentrici, in molte faccende affaccendati e spesso non danno molto peso a quelle che sembrano essere solo fantasie. Così non le credono quando Jolie sente un suono che non conosce, quando vede un’ombra che non riconosce ma soprattutto quando si accorge di una presenza insolita, che la affascina e contemporaneamente, la terrorizza.

E quando Boh scompare, Jolie sente un coraggio inarrestabile, quel coraggio che solo l’Amore sa regalarci. E così parte alla ricerca di Boh, si addentra nel bosco, incontra i suoi abitanti, scopre paesaggi incantati, e quando pensa di essersi perduta per sempre, Nonno Nodo e Nonna Corteccia le regaleranno la chiave per affrontare la paura.

Perché tutti abbiamo paura, ma a volte si può addomesticare, se le guardiamo da vicino, se la attraversiamo, sa diventare piccola e preziosa. Dipende sempre dal nostro sguardo su di lei.

Crediti
ideazione Miriam Costamagna e Andrea Lopez Nunes Regia
drammaturgia e cura dell’animazione Nadia Milani
con Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Giacomo Occhi
scene, sagome e puppets Gisella Butera, Andrea Lopez Nunes, Miriam Costamagna, Nadia Milani, Matteo Moglianesi
musiche originali Andrea Ferrario
voci di Aurora Aramo, Arianna Aramo, Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Nadia Milani, Giacomo Occhi
disegno luci Matteo Moglianesi e Andrea Lopez Nunes
consulenza registica Matteo Moglianesi
produzione Drogheria Rebelot
con il sostegno di Festival Mondial des Theatres de Marionnettes di Charleville Mézierès e BIBOteatro
in collaborazione con Teatro Gioco Vita (PC), Associazione Artemista(PV), Zona K (MI), In scena Veritas (PV), Comune di Libiate (MB)

Spettacolo
domenica 22 ottobre 2023 | ore 16.00

Info
Spettacolo inseribile nel Family Pass

Tutti noi abitiamo una casa. Nessuno se non i barboni, i senza tetto, abitano davvero la città. Qualsiasi sia il nostro lavoro, qualsiasi sia la nostra indole, prima o poi, ogni giorno, tutti noi rientriamo a casa. È dall’interno di una casa che abitiamo il mondo.

La casa è una mediazione tra noi e il mondo. Non importa che foggia o che valore abbia. Dove sia situata, quali siano le sue caratteristiche, con che criteri sia stata costruita. Non importa la distribuzione degli spazi interni. Gli equilibri sui quali si fonda l’armonia di una casa possono essere profondamente differenti a seconda di chi la abita, della sua cultura, età, estrazione sociale. La casa però resta sempre il tentativo di costruire e creare uno spazio intimo. Di adibire un luogo ad accogliere una porzione di mondo fatto di cose e persone e piante e animali e atmosfere e abitudini ed eventi con cui instaurare uno stretto legame e in grado di farci stare bene, di farci sentire a nostro agio, di renderci felici.

Ognuno, secondo il suo gusto e le sue possibilità, tende a costruire, ristrutturare, arredare la propria casa a sua immagine e somiglianza: è un modo per prenderci cura di noi stessi.

La casa però è stata ed anche luogo di nascondimento. Di separazione dall’esterno, dal mondo.

Luogo dove sono nate e nascono molteplici fratture e divisioni. La casa è il luogo in cui avvengono violenze, oppressioni, torti. La diseguaglianza tra generi trova nella casa un suo luogo di nascita e d’elezione. Sempre attraverso la casa la nostra società esprime la diseguaglianza economica: attraverso la sua proprietà o meno, ma anche per mezzo della sua posizione all’interno di geografie cittadine che sono espressione del ruolo che occupi all’interno della società. La casa, come noi oggi la concepiamo, è anche motore e incarnazione della separazione tra civile e selvatico, tra urbano e naturale in quanto, fatta qualche rara eccezione la casa può essere abitata solo da esseri umani.

Oggi le nostre casa stanno cambiando. Quello che è stato il loro ruolo fino a non molti anni fa sta venendo messo in crisi alla radice. La casa sta smettendo di essere il luogo dove raccogliere, accumulare, custodire ciò che non può essere messo e portato in piazza. Fino a poco tempo fa c’erano luoghi adibiti alla socialità e questi luoghi iniziavano dopo che la porta di casa era stata chiusa alle spalle.

Ci auguriamo che le nostre case possano essere sempre più cosmopolite, senza che questo debba essere in contrasto con l’identità locale e sempre meno scrigno di segreti, ma sempre più luogo di incontro e di condivisione. Luoghi di cui conoscere e tramandare le storie e le vicende. Delle case raramente conosciamo la storia. Diamo rilievo alle storie delle persone, a quelle delle città. Alle storie delle case no. Quasi fossero luoghi anonimi. Involucri senza importanza. Il più delle volte non è così. Non conoscere la storia delle nostre case è un po’ come negare l’importanza della storia della terra che, di fatto è la nostra casa. I continenti e le nazioni sono le stanze in cui abbiamo suddiviso quel grande appartamento che chiamiamo mondo.

Ci proponiamo di indagare il concetto di casa a partire da luoghi che, agli occhi dei più, case non sono.

Di spostare il punto di vista. Accogliere e adottare lo sguardo di chi questi luoghi li abita.

Case di riposo, case famiglia, carcere, strada, ospedale, dormitori, centri d’accoglienza per chi li abita sono casa. O se casa non sono, sono il luogo in cui abitano. Ognuno ha la sua casa. Casa è il nostro corpo. Sono i nostri vestiti. È la persona amata. È un affetto. Una città, un quartiere. Casa è il luogo in cui siamo cresciuti. Casa è un oggetto, una foto, una lettera, un profilo su un social network.

Pietre nere scarnifica e centrifuga la nostra idea di casa.
Il nostro modo di abitare.
Di costruire.
Di occupare un luogo.
Pietre nere è casa in tutte le sue infinite declinazioni.
Personali e sociali.
Intime e pubbliche.
Case di ieri, di oggi, di domani.
Case di pietra e case volanti.
Case mondo e mondo come casa.
È dall’interno di una casa che abitiamo il mondo.
Casa è intimità e separazione.
È cura di sé e luogo di molteplici fratture e divisioni.
Casa è incarnazione della separazione tra urbano e naturale.
Casa è il nostro corpo.
Sono i nostri vestiti.
E’ la persona amata.
E’ un affetto.
Una città, un quartiere.
Casa è il luogo in cui siamo cresciuti.
Casa è un oggetto, una foto, una lettera, un profilo su un social network.

Crediti
di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
con la collaborazione artistica di Francesco Alberici
con Francesco Alberici, Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Orlando Castellani
direzione tecnica Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna, Fondazione
Compagnia di San Paolo
in collaborazione con Rete Patric e AstiTeatro
Si ringraziano Daniele Costa, Nadia Pillon, Elisa Pregnolato, Jonel
Zanato, Annalisa Zegna, Stefano Masotti, Marco Pesce, Francesco Speri

Spettacolo
venerdì 3 novembre 2023 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Contemporanea e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa contemporanea

 

 

di William Shakespeare

Il giovane fiorentino Giovanni Ortoleva, menzione speciale nel concorso “Registi under 30” della Biennale di Venezia 2018, firma adattamento e regia di quella che è considerata da molti critici la migliore commedia di Shakespeare. Composta intorno al 1600, è l’ultima commedia giocosa del Bardo prima della stagione delle grandi tragedie e delle commedie nere.

Sulle coste dell’Illiria, l’amore si diffonde a ritmo endemico. Il duca Orsino è innamorato di Olivia, ricca contessa che si nega alla sua vista per onorare il ricordo del fratello scomparso. Quando nel paese arriva Viola, una giovane reduce da un naufragio che prende servizio dal duca travestendosi da uomo col nome di Cesario, la ragazza si innamora perdutamente di Orsino e fa innamorare di sé la contessa Olivia, creando un triangolo irrisolvibile. Nel frattempo, presso la corte di Olivia, il maggiordomo Malvolio viene beffato dagli altri cortigiani – il fool Feste, la cameriera Maria, Sir Tobia e Sir Andrea (amico di Sir Tobia e pretendente di Olivia) –, i quali gli fanno credere di essere amato dalla padrona. A complicare ulteriormente la situazione arriverà in Illiria anche il gemello creduto morto di Viola, Sebastiano; dopo una lunga serie di fraintendimenti e imprevisti, la storia troverà finalmente il suo “lieto” fine. Una commedia sorprendente, amara ma lieve, surreale ma terrena, profondamente malinconica e irresistibilmente divertente.

Crediti
adattamento e regia Giovanni Ortoleva
traduzione Federico Bellini
con Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Michelangelo Dalisi,Giovanni Drago, Anna Manella, Alberto Marcello, Francesca Osso, Sebastian Luque Herrera, Aurora Spreafico
scene Paolo Di Benedetto
costumi Margherita Baldoni
luci Fabio Bozzetta
progetto sonoro Franco Visioli
assistente alla regia Alice Sinigaglia
assistente scenografo Andrea Colombo
direttore di scena e capo macchinista Stefano Orsini
capo elettricista e datore luci Fabio Bozzetta
fonico Nicola Sannino
sarta realizzatrice e di scena Margherita Platé
scene realizzate da Allestimenti Arianese srl
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano, Arca Azzurra
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco

Spettacolo
giovedì 18 aprile 2024 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Classica e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa classica

 

 

La Maria Brasca è una storia al femminile disegnata negli anni ‘60 con efficace realismo sociale dal grande drammaturgo Giovanni Testori. Un ritratto indelebile e senza tempo di una donna capace di lottare e di non cedere mai davanti a “sta bestiata che è il mondo”.

“Un personaggio indimenticabile, una donna vincente che grida al mondo la potenza della passione e l’amore per la vita vissuta fuori da ogni convenzione: uno stimolo a inseguire i propri sogni e vivere con grande fiducia nel futuro”. Così la regista Andrée Shammah riporta in scena il personaggio testoriano, scegliendo Marina Rocco nel ruolo che era stato di Adriana Asti nel suo primo allestimento di successo del ’92.

In una Milano di periferia, Maria torna a battersi e a difendere se stessa e il suo amore dai pettegolezzi, dal cinismo, dal quieto vivere. Fa la calzettaia in una fabbrica di Niguarda e fa l’amore – con qualche scandalo per la gente – come gli uomini: senza problemi. Ma un giorno le capita di innamorarsi di un ragazzotto più giovane di lei, nullafacente, che la fa impazzire di passione. A Maria Brasca non importa se Romeo la tradisce. Lei sa che quello per lui è un amore definitivo e lo difende come una tigre perché vuole da lui cose definitive.

Recensioni

Una Marina Rocco pallida, scombinata, inarrestabile, fatale […] Che regia fatta col cuore, che gioia questa Maria Brasca, due ore imperdibili in cui il cuore vola oltre ogni privazione.
Stefania Vitulli – Il Giornale

Andrée Ruth Shammah riesce a far vivere la parola drammaturgica testoriana in tutta la carne che è necessario ci sia e trasforma idealmente lo spettacolo in un inno alla vita, in una Nona di Beethoven, in quella piacevole scossa elettrica, quel brivido che corre lungo la schiena quando le endorfine danno significato alla parola gioia […] Marina Rocco incarna la protagonista accettando, e vincendo, la sfida di andare là dove non si tocca, in quella zona di continuo scambio tra anima e carne, nella ventralità che si dice e si racconta senza fronzoli o infiorettature. E fa tutto questo portando in dote al personaggio un sorriso fatto, insieme, di sole e di terra, e offrendo questo fiore alla platea con l’immediatezza di un paesaggio che appare, improvvisamente, dietro una curva.
Danilo Caravà – Milanoteatri.it

Il pubblico partecipa con entusiasmo resta coinvolto dalla recitazione degli attori e li omaggia a fine spettacolo di lunghi applausi, per la loro capacità di rinverdire la modernità di una storia scritta oltre sessant’anni fa ma ancora capace di disegnare con nitidezza i tipi psicologici sempre attuali.
Chiara Amato – PAC – Pane Acqua e culture

Crediti
di Giovanni Testori
regia Andrée Ruth Shammah
con Marina Rocco
e con Mariella Valentini, Luca Sandri, Filippo Lai
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Daniela Verdenelli
luci Oscar Frosio – musiche Fiorenzo Carpi
riallestimento a cura di Albertino Accalai per la scena e Simona Dondoni per i costumi
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana

Spettacolo
giovedì 1 febbraio 2024 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Classica e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa classica

 

ovvero LE ROCAMBOLESCHE AVVENTURE DELL’ORSO NICOLA, DEL RAGNETTO EUGENIO E DEL MOSCERINO CHE VOLEVA VEDERE IL MONDO E CHE RESE TUTTI FELICI

In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza il Teatro Giuditta Pasta di Saronno ospiterà il debutto nazionale della nuova produzione dell’acclamata Compagnia Arione de Falco, vincitrice dell’Eolo Award 2022.
Nicola é un orso grandissimo, pelosissimo e bellissimo.
Eugenio un ragnetto molto colorato, super veloce e piccolo così.
Vivono nella stessa casa, nella città di Città, e imparano a mettere da parte paura e diffidenza e a prendersi cura l’uno dell’altro, costruendo un equilibrio fatto di chiacchiere, letture e ricette.
Un giorno però nella loro vita entra un tornado: un minuscolo Moscerino entusiasta, e tutto cambia.
Questa storia parla di cura, di famiglie che scegli e che salvano, di coraggio, di viaggi incredibili e di una festa necessaria, che inizia col sole e finisce sotto le stelle.

Crediti
Compagnia Arione de Falco
con Annalisa Arione, Alberto Branca e Dario Eduardo de Falco
musiche di Enrico Messina
con il sostegno di Compagnia Catalyst

Spettacolo
domenica 26 novembre 2023 | ore 16.00

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Spettacolo inseribile nel Family Pass

 

Spettacolo vincitore HYSTRIO TWISTER 2023

“Amo i classici da sempre. Con essi imparo cos’è il teatro e cos’è l’essere umano. Con i contemporanei imparo a conoscere la realtà presente e l’epoca in cui vivo. Insomma classico e contemporaneo si riguardano, si specchiano l’un con l’altro, si nutrono a vicenda. Il crollo dei valori dell’umanesimo, il prevalere della forza, dell’ambiguità più feroce, il trionfo del narcisismo e della pochezza emergono da questo testo per ritrovarsi intatti tra le pieghe dei giorni stranianti e strazianti che stiamo vivendo. È incredibile quanto una scrittura che risale al 423 a.C. risuoni chiara e forte alle orecchie di un cittadino del terzo millennio. […] La democrazia ateniese fa acqua da ogni parte, contraddice i suoi stessi valori, è populismo che finge di affermare i sacri valori della libertà.  È la legge del più forte, anche se apparentemente garantisce spazio e parola a tutti.”
Serena Sinigaglia

Un gruppo di donne, le madri dei guerrieri argivi morti nel fallito assalto a Tebe, supplica gli ateniesi di aiutarle a dare degna sepoltura ai figli, poichè i tebani negano la restituzione dei cadaveri. Il re ateniese Teseo risponde alla loro supplica, in osservanza della propria legge che impone di onorare i morti, nell’ottica ateniese dei valori di democrazia, libertà, uguaglianza, contrapposti alla tirannide di Tebe.

Il ciclo continua. Allora, ora, sempre. E il teatro lo svela nei suoi infiniti aspetti.

Crediti
di Euripide
traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi
drammaturgia a cura di Gabriele Scotti
regia Serena Sinigaglia
con Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Virginia Zini, Debora Zuin
cori a cura di Francesca Della Monica
scene di Maria Spazzi
costumi e attrezzeria di Katarina Vukcevic
luci di Alessandro Verazzi
assistente alla regia Virginia Zini
assistente alle luci Giuliano Almerighi
musiche e sound design di Lorenzo Crippa
movimenti scenici e training fisico a cura di Alessio Maria Romano
assistente al training  Simone Tudda
produzione ATIR – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due, Parma
con il sostegno di NEXT ed. 2021/2022 Progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
in collaborazione con Cinema Teatro Agorà, Cernusco sul Naviglio

Spettacolo
giovedì 7 marzo 2024 | ore 20.45

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Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Classica e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa classica

 

CERCANDO UN TETTO A DIO
speciale Giornata della Memoria

Giornalista e scrittrice, Marina Corradi ha eseguito la riduzione dei Diari e delle Lettere di Etty Hillesum, interpretandoli in modo estremamente essenziale, senza tralasciare alcun passaggio del percorso umano della protagonista. Il monologo sarà accompagnato da canzoni yiddish cantate dal vivo e da musiche originali composte dal musicista Ferdinando Baroffio.
“C’è una umanità sbalordita davanti al suo patibolo, nel diario della ragazza ebrea che sa che il prossimo treno caricherà lei e i suoi genitori. Sappiamo tanto di ciò che accadde ad Auschwitz, ma non avevamo mai letto con questa straziante limpidezza i pensieri degli uomini chiamati dall’“ordine della notte”.
Ciò che sbalordisce nell’inferno è però che la Hillesum non sia disperata. E non solo perché, come tutti, di notte guarda gli aerei degli Alleati, pregando che una bomba spezzi i binari, fermi i treni. Ancora cinque giorni prima di partire scrive: «La vita è meravigliosamente buona nella sua inesplicabile profondità». E dal suo treno lancia una cartolina: «Siamo partiti cantando».
Negli appunti scarni di una giovane ebrea verso Auschwitz, dal fondo dell’abisso, il mistero di una speranza inaudita.

Crediti
regia Andrea Chiodi
di Marina Corradi
con Angela Demattè
musiche Ferdinando Baroffio
con la partecipazione del coro Hebel del Liceo S.M. Legnani diretto dal maestro Raffaele Cifani

Spettacolo
sabato 27 gennaio 2024 | ore 20.45

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Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Classica e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa classica

Una lavandaia trasognata e squinternata sogna grandi azioni eroiche. Non trovando nemici degni di lei, trasforma la sua lavanderia in un grottesco campo di battaglia.

È dal 1981 che Gardi Hutter gira mezzo mondo con il suo teatro clownesco, raggiungendo ad oggi le 3700 rappresentazioni in ben 35 paesi.
Gardi è una donna clown fra le più stimate al livello mondiale. È stata riconosciuta con 18 premi artistici nazionali e internazionali tra cui l’HONORARY COMPANION 2019 dell’Università delle belle arti di Zurigo.

Crediti
di Gardi Hutter, Ferruccio Cainero
regia Ferruccio Cainero

Spettacolo
domenica 7 gennaio 2024 | ore 16.00

Info
Spettacolo obbligatoriamente inserito nel Family Pass

 

Da questa sera si recita a soggetto, ovvero si improvvisa.
Come prevedere dunque cosa accadrà proprio durante lo spettacolo che vedrete voi?
Dipende dal pubblico, dal clima, dagli attori, da chi sceglierà di parlare per primo. A soggetto, ovviamente; a braccio, con dei punti fissi ma senza copione.

Proprio come indicato nella pièce originale di Pirandello, anche nello spettacolo Da questa sera si recita a soggetto! di Paolo Rossi è prevista la partecipazione del pubblicoche gentilmente si presterà”.

Coma fare per essere pubblico attivo?

Chi desidera contribuire attivamente allo spettacolo come claque o agitatori in platea, come provinandi o testimoni oculari sul palco può scrivere una mail a: biglietteria@teatrogiudittapasta.it, indicando i propri dati e fila e posto occupati in sala.
Una volta ricevuta conferma l’appuntamento è 2 ore prima dell’inizio dello spettacolo, nel foyer del teatro dove gli incaricati della compagnia forniranno loro le necessarie ma semplici istruzioni per vivere una serata a teatro irripetibile e, soprattutto, veramente “dal vivo” e in prima (o seconda) persona.

Sinossi

Si parte dalla pièce di Pirandello, il quale nell’avvertenza posta in testa al terzo dramma della “trilogia del teatro nel teatro” si premura di scrivere al primo rigo: “L’annunzio di questa commedia, così nei giornali, come nei manifesti, dev’esser dato, senza il nome dell’autore”. Ovvero senza il suo di nome. E nell’elenco degli attori e delle attrici in cartellone mette al primo posto: “col concorso del pubblico che gentilmente si presterà”.

Da questo testo si partirà per un viaggio, sempre accompagnati dal capocomico Paolo Rossi e la sua compagnia di giro, in un percorso sì pirandelliano, ma anche profondamente attuale. Perché Paolo da un lato parla direttamente con Luigi Pirandello e si lascia consigliare e portare avanti nella trama, dall’altro resta e rimane ancorato alla realtà, e a come la realtà odierna e più spiccia non possa non entrare inevitabilmente in qualsiasi cosa che sia viva come il teatro. La vita nel teatro, dunque, ma anche il teatro nella vita, ovvero il nostro bisogno continuo di mostrarci performanti in tv e sui social. Forse ci siamo tutti trasformati in personaggi tragicomici in cerca d’autore.

“Ma scusa, se Pirandello pur di mantenere il segreto più misterioso sul suo testo ha fatto togliere il proprio nome dal cartellone”, dice Paolo Rossi, “chi sono io per spoilerare ciò che accadrà nello spettacolo di questa sera? Non sono mica un indovino, sono un comico scavalcamontagne. Se le parole per la “scheda” non le ha trovate un premio Nobel per la Letteratura, non potete pretenderle da me che ho fatto l’Itis!” E conclude: “Perché mettere in scena proprio questo testo? I miei maestri sono Fo, Gaber, Jannacci, Strehler e Pirandello. Ma Pirandello è quello che ultimamente frequento più spesso. Mi è anche apparso in sogno. Una volta, c’era anche Marta Abba, mi ha parlato di questo testo spiegandomi perché fosse proprio il momento giusto. Ma mi son svegliato per andare in bagno appena prima che me lo svelasse.”

Lo svelamento avverrà direttamente sul palco, dal vivo. Ma solo a patto che tutti s’improvvisi all’unisono.

Crediti
drammaturgia di Paolo Rossi e Carlo G. Gabardini
con gli attori Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Caterina Gabanella, Laura Bussani, Alessandro Cassutti
e con la partecipazione del pubblico
aiuto regia Luca Orsini
scene Lorenza Gioberti, costumi Elisabetta Menziani, luci Elena Vastano
ideazione e regia di PAOLO ROSSI
produzione AGIDI srl

Spettacolo
giovedì 14 dicembre 2023 | ore 20.45

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Rassegna di appartenenza: Prosa classica

spettacolo vincitore di 𝗜𝗡-𝗕𝗢𝗫 𝟮𝟬𝟮𝟯

Sid. Italiano. Origini algerine. Quindici anni. Forse sedici, forse diciassette. Veste sempre di bianco, perché il bianco è il colore del lutto per i musulmani. Vive come uno dei tanti ragazzi di una delle tante periferie dell’Occidente. Vive nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia di nascosto legge, ascolta musica, vede film. Recita. Recita sempre. Fino a dimenticare di essere Sid. Colleziona sacchetti di plastica, di carta, di tessuto, di materiale biodegradabile. Tutti, rigorosamente, firmati. Bello, intelligentissimo, raffinato lettore, perfettamente padrone delle più sottili sfumature della lingua.

Ha ucciso. Probabilmente per noia. Sicuramente per uno scopo più alto. Uccide soffocando le sue vittime nei sacchetti di plastica alla moda. La sua storia, è un film “senza montaggio”, un torrenziale monologo che è un concerto Hip Hop suonato dal vivo: scorrono schegge di vita, di bullismo, di consumo, di ragazzi annoiati, dei “fuck you”, di canne, droga, desolazione, di vagabondaggi nei “templi del consumo”.

Crediti
con Alberto Boubakar Malanchino
musica live e sound design Ivan Bert e Max Magaldi
regia e drammaturgia Girolamo Lucania
concept scenografico Ivan Bert
direzione tecnica Alessandro Vendrame
videoproiezioni Niccolò Borgia
da un’idea di Ivan Bert e Girolamo Lucania
Produzione CUBO TEATRO

Spettacolo
martedì 23 gennaio 2024 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Contemporanea e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa contemporanea