Tag Archivio per: stagione2324

Il Direttore Artistico e regista Andrea Chiodi e Simona Gonella, docente presso l’accademia RADA ( Royal Academy of Dramatic Art) di Londra, conducono una serie di incontri per approfondire e riflettere insieme sugli spettacoli prima del “chi è di scena”.

In occasione di ogni spettacolo delle rassegna Prosa Classica e Prosa Contemporanea alle ore 19.30 il Foyer del teatro sarà la cornice degli appuntamenti OLTRE IL SIPARIO e si animerà di racconti, suggestioni e spunti di approfondimento. Continua a leggere

Da questa sera si recita a soggetto, ovvero si improvvisa!

Come prevedere dunque cosa accadrà proprio durante lo spettacolo che vedrete voi?
Dipende dal pubblico, dal clima, dagli attori, da chi sceglierà di parlare per primo. A soggetto, ovviamente; a braccio, con dei punti fissi ma senza copione.

Giovedì 14 dicembre in occasione dello spettacolo Da questa sera di recita a soggetto! Il metodo Pirandello puoi entrare a fare parte del cast, in vero stile Paolo Rossi! Continua a leggere

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Primo Premio “Che Cosa Sono Le Nuvole” Lucca Teatro Festival 2019

Premio “Enfanthéâtre” Aosta 2022

Bubu è un piccolo gufo che, contrariamente alla sua natura, teme il buio. Grazie all’incoraggiamento della mamma e dei personaggi che incontrerà, scoprirà le mille sfumature del buio e a non avere più paura di essere ciò che effettivamente è: un uccello della notte. Bubu scoprirà che il buio non è solo nero come appare, ma è abbagliante, divertente, affascinante, gentile… È quello che non conosciamo a spaventarci! E la paura ha la stessa dignità di tutte le altre emozioni, bisogna solo imparare a gestirla: può trasformarsi in una risorsa aiutandoci a crescere, imparare cose nuove e scoprire risorse che non sapevamo di avere, così finalmente, sotto la luce della luna, Bubu si alzerà in volo!

“Tutti noi, da piccoli, abbiamo avuto paura del buio. È qualcosa di arcaico, radicato profondamente nell’essere umano. Nella storia a cui ci siamo ispirate la paura diventa ancora più forte e lampante proprio perché in contrasto con la natura stessa del gufetto protagonista: lui, di fatto, non si accetta.  La paura del buio diventa metafora dei nostri timori più profondi, che attraverso la conoscenza e l’esplorazione di sé, si possono superare.”

Crediti
liberamente tratto da “Il gufo che aveva paura del buio” di Jill Tomlinson
di e con Alessia Candido e Giulia Nicolosi
scene Eliana Borgonovo
costumi Maria Barbara De Marco
disegno luci Cristiano Cramerotti
elaborazioni musicali Riccardo Anfossi
realizzazione origami Emma Frigerio
organizzazione Paola A. Binetti
produzione BIBOteatro
con il contributo di Residenza Carte Vive 2018, di Regione Lombardia, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – Direzione Spettacolo e di Fondazione Cariplo

Spettacolo
domenica 10 marzo 2024 | ore 16.00

Info
Spettacolo inseribile nel Family Pass

Tutti noi abitiamo una casa. Nessuno se non i barboni, i senza tetto, abitano davvero la città. Qualsiasi sia il nostro lavoro, qualsiasi sia la nostra indole, prima o poi, ogni giorno, tutti noi rientriamo a casa. È dall’interno di una casa che abitiamo il mondo.

La casa è una mediazione tra noi e il mondo. Non importa che foggia o che valore abbia. Dove sia situata, quali siano le sue caratteristiche, con che criteri sia stata costruita. Non importa la distribuzione degli spazi interni. Gli equilibri sui quali si fonda l’armonia di una casa possono essere profondamente differenti a seconda di chi la abita, della sua cultura, età, estrazione sociale. La casa però resta sempre il tentativo di costruire e creare uno spazio intimo. Di adibire un luogo ad accogliere una porzione di mondo fatto di cose e persone e piante e animali e atmosfere e abitudini ed eventi con cui instaurare uno stretto legame e in grado di farci stare bene, di farci sentire a nostro agio, di renderci felici.

Ognuno, secondo il suo gusto e le sue possibilità, tende a costruire, ristrutturare, arredare la propria casa a sua immagine e somiglianza: è un modo per prenderci cura di noi stessi.

La casa però è stata ed anche luogo di nascondimento. Di separazione dall’esterno, dal mondo.

Luogo dove sono nate e nascono molteplici fratture e divisioni. La casa è il luogo in cui avvengono violenze, oppressioni, torti. La diseguaglianza tra generi trova nella casa un suo luogo di nascita e d’elezione. Sempre attraverso la casa la nostra società esprime la diseguaglianza economica: attraverso la sua proprietà o meno, ma anche per mezzo della sua posizione all’interno di geografie cittadine che sono espressione del ruolo che occupi all’interno della società. La casa, come noi oggi la concepiamo, è anche motore e incarnazione della separazione tra civile e selvatico, tra urbano e naturale in quanto, fatta qualche rara eccezione la casa può essere abitata solo da esseri umani.

Oggi le nostre casa stanno cambiando. Quello che è stato il loro ruolo fino a non molti anni fa sta venendo messo in crisi alla radice. La casa sta smettendo di essere il luogo dove raccogliere, accumulare, custodire ciò che non può essere messo e portato in piazza. Fino a poco tempo fa c’erano luoghi adibiti alla socialità e questi luoghi iniziavano dopo che la porta di casa era stata chiusa alle spalle.

Ci auguriamo che le nostre case possano essere sempre più cosmopolite, senza che questo debba essere in contrasto con l’identità locale e sempre meno scrigno di segreti, ma sempre più luogo di incontro e di condivisione. Luoghi di cui conoscere e tramandare le storie e le vicende. Delle case raramente conosciamo la storia. Diamo rilievo alle storie delle persone, a quelle delle città. Alle storie delle case no. Quasi fossero luoghi anonimi. Involucri senza importanza. Il più delle volte non è così. Non conoscere la storia delle nostre case è un po’ come negare l’importanza della storia della terra che, di fatto è la nostra casa. I continenti e le nazioni sono le stanze in cui abbiamo suddiviso quel grande appartamento che chiamiamo mondo.

Ci proponiamo di indagare il concetto di casa a partire da luoghi che, agli occhi dei più, case non sono.

Di spostare il punto di vista. Accogliere e adottare lo sguardo di chi questi luoghi li abita.

Case di riposo, case famiglia, carcere, strada, ospedale, dormitori, centri d’accoglienza per chi li abita sono casa. O se casa non sono, sono il luogo in cui abitano. Ognuno ha la sua casa. Casa è il nostro corpo. Sono i nostri vestiti. È la persona amata. È un affetto. Una città, un quartiere. Casa è il luogo in cui siamo cresciuti. Casa è un oggetto, una foto, una lettera, un profilo su un social network.

Pietre nere scarnifica e centrifuga la nostra idea di casa.
Il nostro modo di abitare.
Di costruire.
Di occupare un luogo.
Pietre nere è casa in tutte le sue infinite declinazioni.
Personali e sociali.
Intime e pubbliche.
Case di ieri, di oggi, di domani.
Case di pietra e case volanti.
Case mondo e mondo come casa.
È dall’interno di una casa che abitiamo il mondo.
Casa è intimità e separazione.
È cura di sé e luogo di molteplici fratture e divisioni.
Casa è incarnazione della separazione tra urbano e naturale.
Casa è il nostro corpo.
Sono i nostri vestiti.
E’ la persona amata.
E’ un affetto.
Una città, un quartiere.
Casa è il luogo in cui siamo cresciuti.
Casa è un oggetto, una foto, una lettera, un profilo su un social network.

Crediti
di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
con la collaborazione artistica di Francesco Alberici
con Francesco Alberici, Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Orlando Castellani
direzione tecnica Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna, Fondazione
Compagnia di San Paolo
in collaborazione con Rete Patric e AstiTeatro
Si ringraziano Daniele Costa, Nadia Pillon, Elisa Pregnolato, Jonel
Zanato, Annalisa Zegna, Stefano Masotti, Marco Pesce, Francesco Speri

Spettacolo
venerdì 3 novembre 2023 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Contemporanea e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa contemporanea

 

 

Dopo il fortunato sceneggiato televisivo di Bolchi e La leggenda del grande inquisitore, questo “nuovo Karamazov” è per Orsini l’occasione di confrontarsi direttamente con la complessità del personaggio più controverso e tormentato dell’intera epopea letteraria: Ivan Karamazov, il libero pensatore che teorizza l’amoralità del mondo e conduce forse consapevolmente all’omicidio l’assassino di suo padre; Ivan Karamazov, protagonista controverso e tormentato, colpevole e innocente insieme, ritorna a parlare.

Nella ricchezza d’un linguaggio penetrante quanto immediato e nell’avvicendarsi degli stati psicologici d’un personaggio “amletico” e imprendibile, Umberto Orsini è il grande protagonista d’un inedito viaggio nell’umana coscienza che non teme di affrontare tabù antichi e moderni (la morte del padre, l’esasperato vitalismo, l’incontro con il diavolo…), precipitando Ivan Karamazov nel suo personale “sottosuolo” dal quale egli compone delle allucinate eppure lucidissime memorie, quarant’anni dopo le vicende del romanzo di Dostoevskij.

Crediti
regia Luca Micheletti
drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti
dal romanzo di Fëdor Dostoevskij
scene Giacomo Andrico
costumi Daniele Gelsi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
assistente alla regia Francesco Martucci
produzione Compagnia Umberto Orsini

Spettacolo
martedì 24 ottobre 2023 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Classica e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa classica