«Femminile» e «Maschile» sono degli archetipi, cioè stanno all’origine di ogni pensiero conscio e inconscio. Iscritti nel nostro codice più profondo, sono il substrato di tutta l’umanità, di tutta la vita. Le fiabe che ci sono state narrate da bambini sono scrigni di archetipi. La fiaba in cui la «fanciulla» circondata dalle benedizioni e maledizioni delle fate si punge col fuso e cade addormentata per cento anni, parla di un archetipo del «femminile» addormentato, nascosto, coperto da rovi (che in alcune versioni, mentre è addormentato, viene addirittura stuprato e genera figli).
Anche gli antichi miti sono depositi di archetipi: la dea della terra e delle messi vaga per il mondo piangendo il rapimento della figlia prigioniera nel mondo di sotto, quello dei morti, ma viene risvegliata dal suo dolore e ride solo quando una vecchia contadina le mostra il suo seno e il sesso.
A questa Terra che custodisce dentro di sé, sotterranea, la forza generatrice del «Femminile», fanno riferimento le ultime parole di un’altra straordinaria preghiera/poesia, che è anche il finale di Furiosa Mente, uno degli spettacoli di maggior successo di Lucilla Giagnoni: «Laudato sii mi signore per sora nostra matre Terra», canta San Francesco. Terra è Humus, da cui la parola Homo, e non invece Donna che viene da Domina, Signora, quasi a compensare con un titolo ciò che non è. O non è ancora. Come non è che Homo, Humus, conosca e pratichi l’Humilitas: l’umiltà, cioè l’essere in armonia con la Terra. E così, dopo l’invito alla lode, al rendere grazie e alla cura, è proprio l’umiltà ciò a cui ci chiama il Cantico delle creature: «Laudate e benedicete mi signore e rengraziate e serviateli cum grande Humilitate».
Ma l’umiltà, insieme alla lode, al ringraziamento, al servizio è tra le prime parole di una preghiera/ poesia ancora più antica: il Magnificat contenuto nel Vangelo di Luca, 1, 39-56: «L’anima mia magnifica il signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva». Proprio perché Serva è Signora e Regina. Vergine, Madre. «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». Felice, cioè «grande» in greco.
Scrive Lucilla Giagnoni: «Forse, questa è una risposta: le Generazioni, cioè la Storia, cioè il nostro agire, dovranno d’ora in poi riconoscere tutto questo. Solo se dalla Terra riemergerà il “Femminile”, ci sarà una possibilità per tutti di futura convivenza, non solo nella sopravvivenza, ma nella beatitudine, cioè nella felicità. Ho usato verbi al futuro perché forse anche io sono ancora legata alla logica del maschile, ci sono “fanciulle/principesse” invece, che, come ci dice la cronaca quasi ogni giorno, in tutto il mondo già si stanno svegliando, già scuotono i potenti dai troni, già lavorano per salvare la terra con la cura e il governo di mani e menti femmine. Finalmente».
Informazioni:
di e conLucilla Giagnoni
collaborazione ai testi Maria Rosa Pantè
musiche Paolo Pizzimenti
luci e video Massimo Violato
assistente alla regia Daniela Falconi
segreteria artistica Elisa Zanino
Lo spettacolo:
venerdì 12 novembre 2021 | ore 21.00
Biglietti:
intero: 28 euro
ridotto: 26 euro
ridotto under26: 20 euro