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I Tre lai testoriani – pubblicati postumi nel 1994 dall’editore Longanesi – sono tre laceranti monologhi in forma di poesia pronunciati da tre figure femminili: Cleopatra, che soffre per l’amore consumato, ma poi drammaticamente perduto, per il generale romano Antonio; Erodiade, tormentata dalla follia per una relazione mai realizzata con il profeta Giovanni; e Maria, piena d’amore puro di fronte alla sofferenza del Figlio durante il Calvario. Sono donne che, in modo diverso, si trovano ad affrontare un vuoto incolmabile e abissale.
Sandro Lombardi, indimenticato interprete della memorabile sequenza tra il 1996 e il 1998 dei Tre lai testoriani (Cleopatràs, Erodiàs, Mater strangosciàs) dopo averla vista nell’allestimento del primo, diretto da Valter Malosti, consegna ad Anna Della Rosa la sua interpretazione del secondo e del terzo dei Lai. Non una regia bensì un vero e proprio dono, secondo la tradizione del teatro orientale, in cui l’attore più esperto consegna al più giovane una sua interpretazione.

Un regalo al pubblico per un lavoro che si concentra sul secondo e terzo tratto dei tre lamenti d’amore. I Lai sono il testamento ultimo di Giovanni Testori e il vertice della straordinaria stagione creativa dello scrittore. Queste eroine a cavallo di un trapasso epocale, tra loro contemporanee e lontanissime, dalla morte riemergono per raccontarsi e piangere sul corpo dell’amato e raccontare a noi tutti il mistero per eccellenza, quello dell’Amore.

Le angosce di queste eroine sono state messe in voce da Sandro Lombardi nel 1996 (Cleopatràs) e nel 1998 (Erodiàs e Mater strangosciàs), in interpretazioni in grado di restituirne l’umanità e la fragilità del loro intenso dolore.

Fondatore insieme a Federico Tiezzi de Il Carrozzone, poi divenuta Magazzini Criminali e Compagnia Lombardi-Tiezzi, Lombardi ha lavorato anche su altri testi di Testori, come Edipus e L’Ambleto.
«Quanto lavoro, quanti pensieri, quanta ricerca, quanta dedizione, quante lotte, quanta sofferenza, quanta felicità, nel corso della mia vita, ho dedicato a Testori? Non so più tenerne il conto. Certo, anche su altri mi sono ripetutamente applicato: Beckett, Schnitzler, Pirandello, Bernhard… Ma il caso di Testori riveste il segno dell’unicità e dell’identificazione. Mai avevo sentito che un autore mi desse tanto, mai che io gli restituissi tanto».

Venticinque anni dopo la sua interpretazione del secondo e del terzo dei lai, Sandro Lombardi ha sentito il desiderio di consegnare ad Anna Della Rosa i ruoli di Erodiade e della Mater Dolorosa, dopo aver assistito alla Cleopatràs messa in scena da Valter Malosti nel 2020 in cui lei era protagonista.

«Quando Sandro mi ha proposto di consegnarmi la sua interpretazione dei Due lai – racconta Della Rosa –mi si è allagato il cuore per l’emozione e per la consapevolezza fulminante della generosità e dell’eccezionalità del suo gesto. È un dono straordinario, la sua è stata un’interpretazione meravigliosa, epocale per la storia del teatro; e poi mi sta facendo dono di una materia così intima».

Diretta da importanti registi italiani e internazionali e fra le interpreti più interessanti della scena contemporanea, l’attrice viene accompagnata da Lombardi lungo tutte le tappe da lui compiute nel lavoro di interpretazione delle due protagoniste testoriane, attraverso una pratica tipica della tradizione orientale che pone al centro del processo creativo la relazione tra attore e attrice senza la mediazione di un autore o di un regista.

«Insieme – prosegue Della Rosa – abbiamo lavorato a tavolino sulla messa in voce della strabiliante, profondissima lingua testoriana, fatta di dialetto lombardo, francesismi, latinismi…Mi ha guidata nelle variazioni di ritmo, a lavorare su ogni parola e sillaba, per sciogliere il testo e renderlo comprensibile al pubblico, facendo emergere le sue infinite variazioni, le rime, lo sconvolgimento del desiderio e dell’amore incondizionato. Mi ha invitato a non imitarlo, ma a trovare un mio personale modo di interpretare ciò che mi suggeriva e che meravigliosamente aveva fatto. Poi, a partire dagli appunti che avevo preso durante i nostri primi giorni di lavoro, ho iniziato a studiare a memoria il testo. Ora siamo in prova di nuovo insieme: mentre recito sussurra «sì» e con un sospiro mi suggerisce che è il momento di respirare, di sospirare, di lasciar andare… Sandro respira con me. Sandro mi sta donando il lievito impastato della sua vita, della sua arte e della parola di Testori. È un dono sacro».

Non si tratta dunque di un’operazione didattica, ma una preziosa e inusuale trasmissione dell’arte attoriale da parte dell’artista più esperto alla più giovane.

«Testori offre molto all’attore» spiega Lombardi «La sua vena drammaturgica sgorga in funzione del corpo – cuore e carne, mente e sesso – dell’attore. È, la sua, una poetica del sangue e delle viscere in cui si celebra il mistero della parola che si incarna. Certo, se all’attore Testori offre molto, anche molto gli chiede: esige infatti che si lasci possedere da un verbo incarnante e di farsene ricettacolo prima, por poi restituirne la forza, la violenza, la tenerezza, la sensualità sotto forma di voce e espressione».

CREDITI

ERODIÀS + MATER STRANGOSCIÀS
da Tre lai
di Giovanni Testori 
un progetto di Sandro Lombardi
per Anna Della Rosa
assistente alla regia Virginia Landi
assistente alla drammaturgia  Alberto Marcello
disegno luci e capoelettricista Vincenzo De Angelis
capomacchinista Mauro Fronzi
sarta Cristina Carbone
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione ERT / Teatro Nazionale, Compagnia Lombardi-Tiezzi
progetto realizzato in collaborazione con l’Associazione Giovanni Testori
si ringrazia Giovanni Agosti per la condivisione del suo sapere
si ringrazia Giorgio Bertelli per il trono di Erodiàs
si ringrazia Nicolò Rossi per aver concesso il testo della sua revisione critica dei Tre lai
Si ringrazia Giovanna Buzzi per il costume di Anna Della Rosa
si ringrazia Federico Tiezzi senza il cui lavoro per i Tre lai tra il 1996 e il 1998 questo progetto non sarebbe neanche concepibile

SPETTACOLO
martedì 15 aprile 2025 | ore 20.45

INFO
Spettacolo inserito nella rassegna Prosa contemporanea

 

La Maria Brasca è una storia al femminile disegnata negli anni ‘60 con efficace realismo sociale dal grande drammaturgo Giovanni Testori. Un ritratto indelebile e senza tempo di una donna capace di lottare e di non cedere mai davanti a “sta bestiata che è il mondo”.

“Un personaggio indimenticabile, una donna vincente che grida al mondo la potenza della passione e l’amore per la vita vissuta fuori da ogni convenzione: uno stimolo a inseguire i propri sogni e vivere con grande fiducia nel futuro”. Così la regista Andrée Shammah riporta in scena il personaggio testoriano, scegliendo Marina Rocco nel ruolo che era stato di Adriana Asti nel suo primo allestimento di successo del ’92.

In una Milano di periferia, Maria torna a battersi e a difendere se stessa e il suo amore dai pettegolezzi, dal cinismo, dal quieto vivere. Fa la calzettaia in una fabbrica di Niguarda e fa l’amore – con qualche scandalo per la gente – come gli uomini: senza problemi. Ma un giorno le capita di innamorarsi di un ragazzotto più giovane di lei, nullafacente, che la fa impazzire di passione. A Maria Brasca non importa se Romeo la tradisce. Lei sa che quello per lui è un amore definitivo e lo difende come una tigre perché vuole da lui cose definitive.

Recensioni

Una Marina Rocco pallida, scombinata, inarrestabile, fatale […] Che regia fatta col cuore, che gioia questa Maria Brasca, due ore imperdibili in cui il cuore vola oltre ogni privazione.
Stefania Vitulli – Il Giornale

Andrée Ruth Shammah riesce a far vivere la parola drammaturgica testoriana in tutta la carne che è necessario ci sia e trasforma idealmente lo spettacolo in un inno alla vita, in una Nona di Beethoven, in quella piacevole scossa elettrica, quel brivido che corre lungo la schiena quando le endorfine danno significato alla parola gioia […] Marina Rocco incarna la protagonista accettando, e vincendo, la sfida di andare là dove non si tocca, in quella zona di continuo scambio tra anima e carne, nella ventralità che si dice e si racconta senza fronzoli o infiorettature. E fa tutto questo portando in dote al personaggio un sorriso fatto, insieme, di sole e di terra, e offrendo questo fiore alla platea con l’immediatezza di un paesaggio che appare, improvvisamente, dietro una curva.
Danilo Caravà – Milanoteatri.it

Il pubblico partecipa con entusiasmo resta coinvolto dalla recitazione degli attori e li omaggia a fine spettacolo di lunghi applausi, per la loro capacità di rinverdire la modernità di una storia scritta oltre sessant’anni fa ma ancora capace di disegnare con nitidezza i tipi psicologici sempre attuali.
Chiara Amato – PAC – Pane Acqua e culture

Crediti
di Giovanni Testori
regia Andrée Ruth Shammah
con Marina Rocco
e con Mariella Valentini, Luca Sandri, Filippo Lai
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Daniela Verdenelli
luci Oscar Frosio – musiche Fiorenzo Carpi
riallestimento a cura di Albertino Accalai per la scena e Simona Dondoni per i costumi
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana

Spettacolo
giovedì 1 febbraio 2024 | ore 20.45

Info
Spettacolo compreso nell’Abbonamento Prosa Classica e inseribile nei Season Pass e nella Gift Card
Rassegna di appartenenza: Prosa classica

 

La Monaca di Monza al teatro Giuditta Pasta di Saronno

Un viaggio a tinte forti fra le pagine più toccanti de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e de La Monaca di Monza di Giovanni Testori

La vicenda della Monaca di Monza è ispirata alla storia reale di suor Virginia Maria Anna de Leyva. Nonostante  l’infanzia e l’adolescenza del personaggio siano una reinvenzione del Manzoni, la sua peccaminosa condotta di suora coincide invece con la verità storica attestata dagli atti del processo per omicidio di cui fu riconosciuta colpevole col suo amante Gian Paolo Osio (Egidio nel romanzo manzoniano).

Il ritratto che Manzoni fa della Monaca all’interno de I Promessi Sposi è ampio e dettagliato, volto soprattutto a sottolineare l’ambiguità di questo personaggio tormentato.

Con la vicenda della monaca Manzoni dà anche risalto alla ricchissima vita interiore di una adolescente alla ricerca dell’amore in una famiglia che mira solo al proprio utile. Il suo sì definitivo alla vita monacale arriverà dal bisogno profondo che la ragazza nutre di veder sorridere il padre.

Dove Manzoni si ferma prende avvio il lavoro di Testori che sceglie di andare fino in fondo alla sofferenza e all’orrore che visse questa donna. Squarciando il silenzio impostole da Manzoni, essa trova finalmente la voce e il diritto di esprimere le sue ragioni e i suoi sentimenti.

Per Testori “la sventurata” rappresenta “il punto estremo, il precipizio, il buco nero, il pilastro segreto e il segreto fondamento che tiene su l’intera storia del romanzo”.

Una storia vera, tragica ed attualissima che non solo traccia uno spaccato dell’Italia di ieri e di oggi, ma che scandaglia l’abisso dell’esistenza interrogandoci ancora una volta su quell’enigma che è “quel guazzabuglio del cuore umano”.

Informazioni
con Marta Ossoli e Mino Manni

Spettacolo
giovedì 29 marzo| ore 10.00

Genere
reading teatrale con musica dal vivo

Fascia di età
scuola secondaria di secondo grado

Biglietti
intero: 8 euro