HO PERSO IL FILO – recensione di Sofia Bettocchi
Isola di Cnosso, il Minotauro, il labirinto e un filo.
“Ho deciso di cambiare tipologia di spettacolo, di interpretare qualcosa di diverso, perché i miei figli dicono che sono sempre la stessa”.
È così che Angela Finocchiaro apre il suo spettacolo. Vestita da eroe greco, per la precisione da Teseo, decide di mettere in scena il viaggio dentro sé stessa, dentro i suoi ricordi, le sue emozioni, un viaggio non facile.
Dopo aver raccontato, in breve, il mito del Minotauro di Cnosso, e dopo aver passato il gomitolo ad Arianna (una signora scelta tra il pubblico), è pronta per affrontare la sua avventura all’interno di un labirinto, pieno di figure danzanti che, nel momento in cui lei entra, le tolgono l’armatura e la lasciano solo con una maglietta bianca e dei pantaloni. Un muro parlante l’accoglie all’interno del labirinto.
Impaurita, spersa è un po’ sorpresa, legge sul muro una scritta, questa scritta le dice cosa deve fare.
Passando da un’Angela bambina, per arrivare al suo quotidiano di mamma e di donna, con le sue paure e le sue preoccupazioni, lo spettacolo fa riflettere, con la leggerezza tipica di Angela, su temi molto importanti per la società moderna come la paura del rimanere soli e la necessità di appartenenza ad un gruppo, della compagnia di qualcuno, la paura della morte.
Ad un certo punto, un monologo sulla paura: Se una cosa ti fa paura, falla.
Questa è la soluzione migliore e lo è anche per Angela. Bisogna vincere le proprie paure, questo è il messaggio che lo spettacolo vuole trasmettere al pubblico.
Angela racconta, anche, come sia cambiato il rapporto che una madre o una nonna ha con sua figlia o nipote. Con una leggerezza fa capire come il tempo è passato, come le mamme, al giorno d’oggi, si preoccupano per le figlie o i figli, a differenza di come era nel passato. In una scena questo argomento è ben evidenziato: Angela cerca una casa per il figlio, studente universitario e perché lo fa lei? Perché Sconosciuti in casa, anche no grazie, tutto questo reso con la sua comicità e leggerezza.
Tutto lo spettacolo è giocato sul rapporto tra Angela e il labirinto, in particolar modo con il muro parlante, al quale lei può rivolgere solamente una domanda, che andrà a scegliere con cura. Il labirinto rappresenta la nascita-la morte e la nascita: Angela, infatti, dopo aver toccato il fondo, ri-troverà il suo filo e con lui la forza per affrontare il Minotauro. Il finale è un finale inatteso, da un clima di paura si passa ad un clima festoso, in cui anche il Minotauro non ha più intenzione di mangiare gli Ateniesi e l’eroe Teseo, ma deciderà di mangiarsi un gambo di sedano.
di Sofia Bettocchi
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